Storia della guerra fredda by Bruno Bongiovanni
autore:Bruno Bongiovanni [Bongiovanni, Bruno]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biblioteca Essenziale Laterza
ISBN: 1d5d36e49f14594b19f260c6354c841d6d6357de
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2001-10-24T22:00:00+00:00
5.
Il disgelo
e la guerra fredda di movimento
Composto negli anni 1953-1955, venne pubblicato, in due parti, rispettivamente nel 1954 e nel 1956, sulla rivista «Znamja», un romanzo, di non straordinarie qualità letterarie, dello scrittore sovietico Il’ja Ehrenburg. Il suo titolo era Il disgelo. La prima parte, nel 1954, venne denunciata e qualificata come «deviazionista» dal Congresso degli scrittori sovietici. La seconda parte poté, tuttavia, essere comunque pubblicata. Entrambe le parti si concludevano, nell’intreccio, a distanza di un anno, proprio nel momento in cui al rigido e plumbeo inverno russo seguiva il disgelo che preannunciava l’avvento liberatorio della radiosa primavera. Si narravano vicende private e pubbliche di alcuni abitanti di una cittadina russa del dopoguerra. Ma fu soprattutto il titolo che divenne famosissimo, tanto da rappresentare un’intera stagione, e da connotare, ciò che dal romanzo traspariva evidente, il mutamento politico, e anche culturale, che si verificò in Unione Sovietica dopo la morte di Stalin. L’opera, proprio per questo, fu subito tradotta in diverse lingue: in italiano già nel 1955 e nel 1957. L’atmosfera politico-culturale di quel periodo venne poi ben rappresentata dal film del 1961 Cieli puliti, di Grigorij Cukrai, non memorabile anch’esso dal punto di vista artistico, ma prodotto esemplare del cinema del disgelo, di nobile patriottismo, di moderato antistalinismo e nel contempo del tutto reticente sulla natura dello stalinismo stesso. Il «disgelo», comunque, ad esempio sul quotidiano francese «Le Monde», cominciò a essere un termine che parve poter descrivere, pur nelle tensioni ancora presenti, un salto di paradigma storico-politico e la situazione stessa delle relazioni internazionali. La guerra di Corea era finita. La guerra d’Indocina era ancora in corso. Già si capiva, peraltro, malgrado gli Stati Uniti proponessero in extremis ai francesi (nell’aprile 1954, poco prima di Dien bien phu) l’uso della dissuasione nucleare, che la vittoria assai difficilmente sarebbe sfuggita ai comunisti vietnamiti. I sovietici, a guerra di Corea appunto conclusa, iniziarono, nei discorsi e negli stessi documenti ufficiali, rivolgendosi con ogni probabilità più agli irrequieti cinesi che agli americani, a discutere di competizione tra i sistemi, preludio della coesistenza pacifica. Sia la competizione che la coesistenza pacifica, del resto, non poterono che essere la conseguenza della stabilizzazione posta in essere da quella razionalizzazione del fatto compiuto che fu il containment, e quindi la conseguenza della guerra fredda stessa. Intanto, in Europa, la situazione si compattava ulteriormente, segno, anche questo, dell’affermarsi della natura, al momento intrascendibile, e di fatto intrascendibile sino al 1989, del containment. La Jugoslavia, pur rimanendo indipendente, subì, dopo qualche minuscola speranza suscitata tra gli stessi socialdemocratici europei, una svolta autoritaria di tipo sovietizzante, resa evidente dall’epurazione del vicepresidente Gilas con la solita causa di «deviazionismo». La Germania occidentale, nonostante l’irritata opposizione dei francesi (gollisti e comunisti in testa), procedette lungo la strada che conduceva a un pieno riarmo. Nell’URSS, il ruolo di segretario generale – saldamente tenuto da Chrusˇcˇëv – ebbe di nuovo la meglio sull’esecutivo collegiale. Il partito, malgrado alcuni spiragli apparsi dopo la scomparsa di Stalin, aveva ancora la preminenza – una preminenza
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